NUTRIRE IL SUOLO

Quanto sono efficaci gli ammendanti organici del suolo?

di Richard E. Bir e Dr. Thomas G. Ranney

Tradotto dall’American Nurseryman - 15 Maggio 1993


Lo scopo di questo articolo è quello di ricapitolare tutte le ricerche già condotte sugli ammendanti organici del suolo, integrare con alcuni risultati delle nostre ricerche ed offrire degli orientamenti ai vivaisti per le prossime piantagioni.

Già 25 anni fa, gli studiosi di orticoltura erano generalmente d’accordo che l’aggiunta di ammendanti organici nel terreno, quando si trapiantavano in campo alberi o arbusti, migliorava sia l’attecchimento che il seguente sviluppo delle piante.

Circa 20 anni fa, tuttavia, cominciarono a saltar fuori dati contraddittori. Il Dr. Will Corley dell’Università della Georgia ed il Dr. Carl Whitcomb un ricercatore dell’Oklaoma, hanno acquisito molta fama esplorando un settore nel quale noi orticoltori professionisti credevamo di aver trovato tutte le risposte. Infatti è quello che crediamo di sapere, e non quello che siamo coscienti di ignorare, che ci procura problemi.

Usando torba e cortecce di pino per ammendare il terreno di piantagione di specie così diverse come Rhododendron catawbiense ‘English Roseum’, R. ‘Hinodegiri’, Juniperus conferta, Ilex crenata ‘Helleri’, Cornus florida, Liquidambar styraciflua ed Acer saccharinum, i ricercatori hanno travato che questa aggiunta di sostanza organica non solo era una perdita di tempo, ma anche gettare via i soldi del cliente (5). Le piante non crescevano sempre più veloci e, frequentemente, non continuavano a svilupparsi bene nel lungo periodo, perché lo sviluppo del sistema radicale era minore quando era stata incorporata la sostanza organica. Comunque, questi ricercatori usavano delle buche individuali da 30 a 60 centimetri in diametro per pianta.

Le nuove tecniche di trapianto degli alberi suggeriscono di lavorare un’area da 5 a 10 volte l’ampiezza della zolla della pianta da mettere a dimora; questo procura un’area adeguatamente ampia per lo sviluppo delle radici, al fine di avere alberi più sani negli ambienti urbani (6,9). Gli architetti paesaggisti ed i progettisti del verde adotteranno probabilmente le nuove direttive per gli impianti poiché il successo di queste tecniche è evidente.

Ci sono anche delle ricerche dimostranti che alcune rose e cultivar di azalea sempreverde traggono beneficio quando della sostanza organica viene mescolata col suolo del trapianto.

Le rose hanno più fiori per pianta e le azalee sviluppano sistemi radicali più grandi. Inoltre, l’aggiunta di 1/3 di torba al terreno di trapianto dei ginepri ha mostrato di migliorare la crescita ed il peso secco sia delle radici che della chioma, a distanza di due anni dalla piantagione (1,3,4).

I realizzatori di giardini frequentemente hanno a che fare con suoli che non sono affatto ideali, se non addirittura impossibili, e devono piantare le essenze per le quali il clienti ha insistito, anche se non adatte. Per anni essi hanno costruito aiuole rialzate e hanno ricoperto d’erba fossati e hanno posato drenaggi per venire incontro ai desideri del cliente.

Ci siamo chiesti se usare degli ammendanti organici del suolo fossero di qualche beneficio per l’attecchimento delle piante ed il loro sviluppo. In altre parole gli emendamenti organici sono una perdita di tempo o danno dei benefici reali?

Per trovare le risposte a queste domande, abbiamo fatto delle prove con la Kalmia latifolia, una pianta molto ricercata che è anche difficile da produrre in campo. La sopravvivenza iniziale dei trapianti di solito è deludente, la crescita della coltura è spesso lenta e la qualità scadente. Recenti ricerche molto avanzate nel campo della nutrizione hanno aiutato (2), ma i problemi rimangono. Perciò, abbiamo deciso investigare gli effetti delle cortecce di pino o della torba di sfagno come emendamenti del suolo per i letti di cultura dei semenzali di Kalmia.(I risultati della nostra ricerca dovrebbero essere rivolti ai paesaggisti, ma siamo localizzati in un’area di produzione vivaistica, così ci siamo interessati di più all’allevamento)

Abbiamo immediatamente scartato le cortecce di latifoglie e le glume di riso come emendamenti possibili in questa prova perché non avevano dato buoni risultati nelle ricerche, non pubblicate, condotte dal Dr. Jim Shelton qui alla Stazione di Ricerca delle Colture Orticole Montane, Fletcher, NC. Le pianta nel suolo corretto con glume di riso sono cresciute molto lentamente.

Nel suolo corretto con cortecce di latifoglie, dove le radici delle piante erano in contatto con le cortecce in decomposizione, hanno provocato crescita deforme e sintomi di carenze minerali.

A lungo andare le cortecce di latifoglie sono risultate dannose a molte ericacee, inclusa la Kalmia (è interessante notare che non abbiamo riscontrato questi problemi quando si usa solo come pacciamatura). Nella nostra prima prova, abbiamo trapiantato delle giovani piante di Kalmia latifolia di un anno, dentro tre porche di 18 per 1,5 metri.

Le giovane pianta erano state selezionate per uniformità da un coltivazione da seme fornita da Ed Mezitt dei Vivai Weston, Hopkinton, MA. Erano stati coltivati in tre parti di corteccia di pino ed una di torba (in volume), corretto con 4 Kg di calcare e 1,8 Kg di Esmigran per metro cubo, concimato regolarmente con Peters 15-45-5, fertilizzante speciale per Rhododendron.

Prima della piantagione abbiamo corretto la fertilità del suolo secondo i consigli del servizio di assistenza tecnica del Nord Carolina.

Allora abbiamo sparso gli ammendanti organici nella misura ed il tipo indicato sotto e li abbiamo lavorati a una profondità di 20 centimetri. I trattamenti sono stati eseguiti come segue:

• Nessun ammendante (controllo).

• Cinque centimetri di corteccia di pino. (Tutte le cortecce usate erano del tipo economico, utilizzato come “pacciamatura”)

• Dieci centimetri di corteccia di pino.

• Due centimetri e mezzo di torba di sfagno.

• Cinque centimetri di torba di sfagno.

• Due centimetri e mezzo di torba di sfagno e cinque centimetri di corteccia di pino.

I sei trattamenti, consistevano ciascuno in un gruppo di 1,5 per 3 metri con 15 piante, disposti casualmente nelle tre porche. Ogni porca costituiva una ripetizione. Abbiamo piantato le file di giovane pianta separate di 60 centimetri ed a 45 centimetri dai bordi delle porche. Durante l’esperimento abbiamo irrigato le piante secondo necessità e concimato seguendo i consigli del servizio di assistenza tecnica del Nord Carolina. Abbiamo potato uniformemente le piante per stimolare la ramificazione come avviene nella normale pratica vivaistica.

Nei rilievi abbiamo misurato solo le nove piante interne di ciascuna parcella, e riportato le misurazioni della crescita sotto forma di indice di crescita. Questo è stato determinato misurando l’altezza della pianta più alta ed aggiungendovi la larghezza media degli arbusti (la somma della massima e della minima ampiezza diviso due). Il risultato è stato poi diviso per due.

I nostri risultati hanno indicato che tutti i tipi di ammendamento del suolo hanno influenzato positivamente l’attecchimento e la crescita (tabella 1). Alla fine del terzo anno, le piante allevate nella quantità maggiore di torba e cortecce avevano prodotto una crescita maggiore di quelle del controllo e dei dieci centimetri di cortecce.

I nostri colleghi che visitavano le prove non erano molto convinti. Una domanda che ci veniva rivolta spesso, di fronte all’esito della nostra prova, era quale sarebbe stata la riuscita delle piante se trapiantate nel terreno non ammendato di un parco od un giardino. La nostra Kalmia era stata troppo viziata per sopravvivere poi nelle condizioni più rustiche della messa a dimora?

Per provare la sopravvivenza delle piante le abbiamo trapiantate, una per ciascuna delle parcelle sperimentali, in un terreno lavorato, argilloso-limoso, esposto a sud in pieno sole a metà Maggio. Malgrado la mancanza di irrigazione, tutto queste piante sono ancora vive, sia quelle allevate originariamente in torba, cortecce di pino o terreno non ammendato.

Comunque, le piante rimaste nelle porche delle prove originali erano molto più vigorose e con molte meno foglie ammalate di quelle delle parcelle non ammendate. Nei nostri terreni pesanti del Nord Carolina e specialmente con lunghi periodi piovosi, abbiamo constatato che l’ammendate migliore per la Kalmia è la corteccia di pino.

Nei terreni pesantemente ammendati con torba abbiamo perso alcune piante - probabilmente a causa di funghi - perché quel substrato trattiene anche molta acqua.

Una seconda prova ha affrontato le molte domande che ancora avevamo:

Quanto ammendante era sufficiente, e quanto era troppo?

Altre varietà di ericacee avrebbero risposto come i semenzali di Kalmia?

Con l’appoggio dall’Associazione di Arboricoltori e Vivaisti del Nord Carolina e le piante fornite dai Vivai Briggs di Olympia, WA, abbiamo avviato un altro esperimento. Questa volta le piante in prova erano Rhododendron ‘Gomer Waterer’, R. ‘Gibraltar’ (un Exbury ibrido) e Kalmia latifolia ‘Ostbo Red’.

Per evitare differenze, tutte le piante sono state propagate “in vitro”, allevate in contenitori da 1 litro e selezionate per uniformità prima della piantagione.

Lo schema della prova era simile a quello precedente con la sola Kalmia.

I trattamenti erano i seguenti:

• Non ammendato (controllo).

• Cinque centimetri di torba di sfagno.

• Dieci centimetri di torba di sfagno.

• Sette centimetri e mezzo di corteccia di pino.

• Quindici centimetri di corteccia di pino.

Dopo il primo anno di questa prova, avevamo delle indicazioni molto chiare per cui potevamo prevedere le conclusioni.

Comunque, dopo tre anni, i nostri risultati erano molto più attendibili e potevano far luce sulla confusione vi era in letteratura. I nostri dati sull’attecchimento sembravano indicare che sette centimetri e mezzo di corteccia di pino era stato il trattamento che aveva dato benefici uniformi a tutte le ericacee esaminate (tabella due). Quello che era saltato fuori questa volta era invece che per l’accrescimento ciascuna specie e cultivar doveva essere valutata singolarmente. Tuttavia D2; giusto precisare che nessuna delle piante testate ha sofferto per il trattamento di ammendamento del suolo.

Non abbiamo osservato differenze reali tra i diversi trattamenti nella sopravvivenza della difficile azalea decidua ‘Gibraltar’. L’ibrido di rhododendron sempreverde ‘Gomer Waterer’ è anch’esso una pianta difficile; comunque il trattamento con 10 centimetri di torba ed entrambi quelli con corteccia di pino hanno mostrato una certa differenza (dal 16 al 22% di piante attecchite in più) tale da meritare un’approfondimento.

Il trattamento con dieci centimetri di torba di sfagno ha trattenuto un po’ troppa acqua nel secondo e terzo anno della prova, che sono stati molto piovosi. Per questo, abbiamo perso un paio di piante, probabilmente a causa di marciumi radicali.

Per la Kalmia latifolia ‘Ostbo Red’, siamo tentati di concludere che, nella zona della prova, dovrebbero essere incorporati sette centimetri e mezzo di cortecce di pino prima di trapiantare questa cultivar. Invece adesso, raccomandiamo non usare la ‘Ostbo Red’ in tutta quella zona. Sulla base delle nostre valutazione su 36 cultivar diverse di Kalmia effettuate nel stesso campo, durante gli stessi anni, abbiamo concluso che quella cultivar non sembra essere adatta alle condizioni della nostra zona, così suggeriamo di scegliere un’altra più adattata. ‘Nathan Hale’, ‘Olympic Fire’ e ‘Sarah’ sono state quelle che hanno dato i migliori risultati.

Sulla base di quanto esistente in letteratura e delle nostre osservazioni ed esperienze, attualmente raccomandiamo le seguenti direttive quando si decide di usare degli ammendanti del suolo:

• Scegliete alberi ed arbusti che siano adattati alla zona.

Per esempio piantate la Betula nigra e non la Betula pendula nelle zone paludose del sud. Quando piantate alberi che normalmente crescono meglio in terreni minerali (betule, meli da fiore, cornus, pini, querce e così via), seguite più strettamente possibile le direttive di piantagione. Controllate il terreno in anticipo, fate una buca o lavorate il terreno in un’area almeno cinque volte l’ampiezza della zolla delle piante, ed irrigate se necessario fino a che non si sono affrancate.

Noi non suggeriamo di usare ammendanti organici quando le piante già trapiantate sono attecchite bene. Se non è disponibile l’irrigazione post-trapianto, allora potrebbero essere usati dei materiali organici come pacciamatura. Ma usarli come ammendanti del suolo sembra essere solo uno spreco di denaro.

• Quando piantate degli arbusti che normalmente si trovano in terreni organici - rhododendron, azalea stewartia, ecc. - in terreni minerali (particolarmente se poco drenati)

Spargete 8 o 10 centimetri di cortecce di pino sulla superficie del terreno prima della piantagione, lavoratecele assieme creando un letto rialzato o un cumulo, lasciate che il suolo si assesti ed allora mettete a dimora le piante. Al tempo stesso seguite tutte le altre pratiche suggerite: analisi del suolo, concimazioni pre- e post-trapianto, preparazione di una grande buca (meglio preparare una grande area di trapianto), sceglie un posto ben drenato, piantare alla profondità giusta, pacciamatura, irrigazione fino a pianta attecchita e così via. Articoli su come piantare alberi ed arbusti appaiono sui migliori periodici di giardinaggio. E’ importante che i vivaisti ed i paesaggisti diano il buon esempio seguendo questi buoni consigli nella realizzazione del verde pubblico.

Emerge dalla ricerca che non esiste un’unica regola, per l’incorporazione di ammendanti organici nel terreno, valida in tutte le situazioni, poiché i realizzatori del verde ed i vivaisti lavorano con una gamma molto diversa di piante e terreni. In genere, sembra che gli ammendanti organici del terreno abbiano un effetto sostanzialmente positivo nella fase di trapianto e possano avere un uguale importanza nella produzione delle piante.

Stiamo preparando per quest’anno delle prove per valutare l’impatto economico di questi ammendanti nella produzione vivaistica delle ericacee.


Bibliografia

1. Banko, T,J. 1986. “Growth Response of Azaleas Transplanted Into Beds Amended With Composted Sludge or Pine Bark.” Proc, Southern Nsymen’s Assn. Research Conf. 31:111-113.

2. Bir, R.E. 1987, “Native Plant Production Using a Multidisciplinary Approach.” Amer. Nsyman, 166(12):7483.

3. Corley, W.L. 1983. “Effects of Incorporated Soil Amendments on Floriferousness of Three Rose Cultivars,” Proc. Southern Nsymen’s Assn, Research Conf, 28;82-83.

4. Corley, W.L, 1984. “Soil Amendments at Planting,” J, Environ. Hort, 2;2730.

5. Hummel, R,L., and C.R. Johnson.1985. “Amended Backfills: Their Cost and Effect on Transplant Growth and Survival.” J. Environ. Hort. 3:76-79.

6. Lindsey, P,, and N. Bassuk. 1991.“Specifying Soil Volumes to Meet the Water Need of Mature Urban Street Trees in Containers” J. Arbor. 17Q6):141-149.

7. Pellet, H, 1971. “Effect of Soil Amendments on Growth of Landscape Plants.” Amer. Nsyman, 134(12):103106.

8. Schulte, J.R,, and C.E, Whitcomb.1975. “Effects of Soil Amendments and Fertilizer Levels on the Establishment of Silver Maples.” J, Arbor. 1:7679,

9. USDA Forest Service. 1991. “Planting New Life in the City.” Urban Forests. 11(2):10-17.

Bir, R,E., and T,R. Ranney. 1991, “The Effect of Organic Soil Amendments on the Growth and Development of Kalmia latifolia.” Proc. Intl. Plant Propagators’ Soc. 41:311-314, Ingram, D.L,, and H. van de Werken, 1978. “Effects of Container Media and Backfill Composition on the Establishment of Container-Grown Plants in the Landscape.”

Whitcomb, C.E. 1979. “Soil Amendments and Tree Establishment.” J. Arbor. 5:167,


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