L'irrigazione e la fertilizzazione delle colture in vivaio ed in serra negli USA tra sfide ed innovazioni

Raúl I. Cabrera
 

Department of Horticultural Sciences
Texas A&M University, Dallas Research & Extension Center
17360 Coit Road, Dallas, Texas 75252 (USA)


Traduzione della relazione presentata al Convegno "La Gestione delle Risorse Idriche nel Florovivaismo" - Pescia (PT) - 3/09/2004



Parole-chiave: acqua irrigua, concimazione, floricoltura, inquinamento, irrigazione, salinità, sistemi chiusi, vivaismo,

Riassunto
Le colture ornamentali in serra ed in vivaio sono uno dei settori agricoli più attivi negli USA con un fatturato superiore all'11% di quello dell'intera agricoltura americana. Sono queste colture tipicamente intensive caratterizzate da ingenti fabbisogni annuali di acqua (fino 30,000 m3
/ha) e di elementi fertilizzanti (fino 5,000 kg/ha). D'altra parte, l'efficienza d'uso di queste risorse è assai bassa in queste colture che contribuiscono in modo rilevante all'inquinamento dei corpi idrici superficiali e profondi. Le leggi ed i regolamenti che a livello nazionale, regionale e locale riguardano l'impiego dell'acqua e dei fertilizzanti (in particolare, l'azoto e il fosforo) stanno diventando una vera e propria sfida per i coltivatori e la capacità di rispettare quanto imposto dalla legislazione vigente senza dubbio deciderà il destino dell'industria del verde. L'articolo esamina le implicazioni ambientali ed i vincoli che attualmente interessano il florovivaismo statunitense e, inoltre, presenta le attività di ricerca e sviluppo e le innovazioni tecnologiche che stanno aiutando l'intero settore a rimanere competivo.

INTRODUZIONE
Il florovivaismo (noto come l'industria del verde) è uno dei settori agricoli che più è cresciuto negli ultimi 10 anni negli USA, arrivando nel 1999 ad un fatturato superiore all'11% di quello dell'intera agricoltura americana (Tavernier and Brumfield, 2003). Nel 2002 le vendite legate alle colture florovivaistiche (14 miliardi di dollari) hanno rappresentando un terzo circa delle vendite dell'intero settore ortoflorofrutticolo, superando le colture ortive e quelle frutticole (ERS-USDA, 2002). Alcuni dati statistici sul florovivaismo americano sono riportate nelle Tabelle 1 e 2.
Questa straordinaria crescita economica dell'industria del verde, però, si trova di fronte a molti problemi, non solo economici (costi di produzione, prezzi e richiesta di mercato ecc.) ma anche ambientali (qualità del terreno e dell'acqua irrigua, stress abiotici e biotici per le colture ecc.) (Brumfield, 2003). Questa situazione si ripercuote anche sull'industria dell'arredo verde (progettazione, realizzazione e gestione di parchi, giardini, aree verdi ecc.) oltre che sulla clientela ed sul pubblico in generale (es. proprietari di case). Occorre ricordare che gli Americani sono di gran lunga i più grossi consumatori al mondo di piante da giardino), con una spesa pro-capite annuale di circa 138 $ mentre occupano la 12
a posizione per acquisti di piante e fiori recisi per interno, con una spesa pro-capite media di circa 59 $ (Brumfield, 2003).
Il florovivaismo è senza dubbio la forma di produzione agricola più intensiva essendo basata su di un ingente impiego di acqua, fertilizzanti e fitofarmaci distribuiti alle piante con l'intento di ottenere prodotti di qualità (elevato valore estetico) in tempi relativamente brevi (Cabrera et al., 1993; Hannan, 1998; Lea-Cox and Ross, 2001; Nelson, 1991; Reed, 1996; Wilkerson, 1996). Ad esempio, in vivaio si è progressivamente passati dalla coltura in terreni minerali a quella in terreni molto arricchiti di sostanza organica ed infine alla coltura in contenitore (coltura fuori suolo o idroponica) (Bunt, 1988; Reed, 1996). In questi sistemi la riserva idrica è assai limitata e occorre, quindi, irrigare molto frequentemente. Inoltre, considerando che i prodotti non sono destinati all'alimentazione umana e che l'acqua, i fertilizzanti e i fitofarmaci costano relativamente poco se confrontati con la manodopera, l'energia e il trasporto post-coltura, se ne fa un uso spesso eccessivo (Hannan, 1998; Nelson, 1991). Così l'entità delle perdite delle sostanze chimiche (concimi, insetticidi, fungicidi e diserbanti) con le acque di drenaggio (runoff) è notevole con ovvie conseguenze dal punto di vista ambientale (Cabrera et al., 1993; Reed, 1996; Wilkerson, 1996). Inoltre, poiché spesso sono dislocati in prossimità delle città, le serre e i vivai sono ben visibili e originano facilmente l'idea nell'opinione pubblica d'essere causa di un grave inquinamento ambientale e di un notevole impiego di acqua e prodotti chimici (Beeson et al., 2004; Lea-Cox and Ross, 2001). Non si può certo negare che negli anni a venire una delle maggiori sfide al settore floroivaistico sia costituità dall'uso razionale dell'acqua, dei concimi e dei fitofarmaci.

Tabella 1. Alcuni dati statistici sulla floricoltura nei principali stati degli USA (anno 2002). (Fonte: NASS, 2003).
Stato Numero di aziende1 Area coltivata in serra (ha.) 1 Area coltivata in piena aria (ha.) 1 Fatturato (milioni di $)2
California 802 1,158 3,459 961.9
Florida 991 3,442 3,794 877.0
Michigan 657 475 1,450 313.9
Texas 301 332 140 274.2
Ohio 575 265 219 189.5
New York 663 235 418 185.0
Pennsylvania 794 225 250 180.7
North Carolina 308 162 164 160.8
New Jersey 362 186 1,082 145.8
Illinois 291 125 103 104.6
Totale di 36 Stati 10,216 8,468 14,936 4,879.0
1Aziende con fatturato superiore a 10.000 $; 2 Valore complessivo per aziende con fatturato aziendale superiore a 100,000 $.

Tabella 2. Alcuni dati statistici sul vivaismo nei principali stati degli USA (anno 2002). (Fonte: NASS, 2003).
Stato Numero di aziende1 Area coltivata (ha.) 1 Fatturato (milioni di $)2
California 567 7,825 934.3
Oregon 867 24,439 508.2
Florida 991 10,743 479.0
Michigan 517 22,664 166.2
North Carolina 698 13,083 154.1
Tennessee 352 12,242 124.1
Ohio 298 6,765 106.9
Texas 170 1,784 101.0
Illinois 179 7,018 97.1
Washington 256 5,560 95.2
Totale di 17 Stati 6,535 149,379 3,323.1
1Aziende con fatturato superiore a 10.000 $; 2 Valore complessivo per aziende con fatturato aziendale superiore a 100,000 $.

Aspetti ambientali del florovivaismo
Il rifornimento di acqua potabile per più della metà della popolazione statunitense dipende dall'acqua di falda e questa dipendenza è anche più alta nel caso della popolazione rurale (EPA, 1990). Questo fatto spiega la grand'attenzione rivolta verso l'uso massiccio di composti che possono inquinare le falde idriche, come sono appunto i fertilizzanti e i pesticidi. I nitrati, ad esempio, possono provocare diverse malattie, come la metioglobinemia dei bambini e alcuni tipi di tumore (nell'uomo ed in più di 40 altre specie di animali; Weyer, 2001). Per i nitrati, inoltre, si visto che anche livelli considerati non-tossici possono ridurre le difese dell'organismo e interferire con il normale metabolismo (EPA, 1990; Weyer, 2001). Da uno studio condotto su tutto il territorio nazionale dall'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (EPA0990) per 5 anni è emerso che circa 10.000 acquedotti e circa 450.000 pozzi domestici di campagna contenevano residui di pesticidi o loro derivati. I fertilizzanti non preoccupano solo per l'inquinamento delle acque di falda, ma anche per i fenomeni di eutrofizzazione di fiumi, laghi ed estuari. Sono soprattutto l'azoto ed il fosforo i responsabili dell'eutrofizzazione e della 'fioritura delle alghe'. Un arricchimento di nutrienti delle acque di superficie provoca anche una diminuzione del contenuto d'ossigeno, la proliferazione della Pfiesteria piscida (protozoo dinoflagellato noto come "killer dei pesci”), la limacciosità dell'acqua e la scomparsa della flora e della fauna utili (EPA, 2001; EPA, 1998).
Le politiche ambientali, le leggi e gli standard di qualità per le acque, comprese quelle irrigue e di drenaggio, non sempre sono facili da identificare e comprendere. L'EPA rappresenta il governo federale e stabilisce pertanto le linee-guida che disciplinano la qualità delle acque su tutto il territorio degli USA. Spesso, però, i criteri per la valutazione della qualità delle acque e le ordinanze e i regolamenti in materia variano da stato a stato, da distretto a distretto o perfino da contea a contea (Wilkerson, 1996).
Nel 1956 il Congresso americano, con una legge (84-600) poi modificata nel 1972 (92-500), ha costituito il cosidetto Clean Water Act (Decreto per la protezione delle acque) con cui sono stati stabiliti i primi standard per l'acqua (Skimina, 1992; 1996). In quegli anni le attività agricole erano considerate fonti di inquinamento diffuse e pertanto non erano regolamentate in modo specifico. Nel 1976 l'EPA pubblicò anche il libro rosso “Criteri di qualità dell'acqua” con i limiti massimi per le concentrazioni di NO
3-N (nitrato), NO2-N (nitrito) e fosforo elementare (EPA, 1998; Tabella 3). Il limite per i nitrati fu stabilito soprattutto in base a considerazioni sulla salute umana, mentre per il fosforo si intese soprattutto prevenire la sua bioaccumulazione nelle acque del mare e degli estuari, senza prestare molta attenzione alla eutrofizzazione.
Un recente aggiornamento del Clean Water Act (EPA, 2002) ha inteso proteggere la fauna dei corpi idrici superficiali. In altre parole, non si è preso più in considerazione solo le fonti di inquinamento puntiforme e l'attenzione si è allargata alla qualità sensu latu dell'acqua (Lea-Cox and Ross, 2001). Così si è avviata un'azione a livello nazionale per ridurre e prevenire l'eutrofizzazione delle acque superficiali, attraverso lo sviluppo di linee-guida e criteri su scala regionale. Nel 2002, così, sono state create 14 eco-regioni per ciascuna delle quali sono stati statiliti dei limiti massimi per gli elementi responsabili dell'eutrofizzazione (N e P totale) e le variabili per valutare la gravità di tale fenomeno, come il contenuto in clorofilla a, la torbidità e l'indice-Secchi (l'indice Secchi misura il grado di penetrazione della luce nell'acqua). I criteri sono riportati nella Tabella 3.
Nell'intenzione dell'EPA questi criteri dovrebbero servire come valori di riferimento per la definizione di limiti che prendano in considerazione le condizioni specifiche delle varie zone soggette ai regolamenti stabiliti dai vari stati e contee. Peraltro, i criteri dell'EPA sono già stati contestati da industrie, da organizzazioni agricole e perfino da enti pubblici gestori di acquedotti e impianti di depurazione. In particolare, viene contestato il fatto di determinare i vari parametri al punto di emissione (industrie) o nel runoff (agricoltura e municipalità). Ad esempio, il Dipartimeno dei Trasporti californiano (Caltrans) ha dichiarato che il contenuto totale di N e P delle acque meteoriche raccolte dalle autostrade non-urbane supera di 4-5 volte i limiti stabiliti per tre eco-regioni della California (Caltrans, 2003). Come vedremo anche più avanti, gli attuali metodi di gestione dell'irrigazione e della fertilizzazione nel florovivaismo rendono praticamente impossibile il rispetto dei limiti stabiliti dall'EPA, se N e P sono determinati direttamente nelle acque di drenaggio.
Come detto, gli stati e gli enti locali possono stabilire criteri più rigidi di quelli previsti dall'EPA. Secondo Skimina (1986) il fatto che la Commissione per il controllo delle acque di Los Angeles abbia stabilito limiti più bassi di quelli dell'EPA è stata la motivazione principale dell'introduzione dei sistemi di coltivazione a ciclo chiuso nei Vivai Monrovia, una delle aziende florovivaistiche più grandi degli USA e attualmente la più grande azienda statunitense attrezzata per il pressoché completo ricircolo delle acque di drenaggio Skimina, 1992). Anche il Garden El Modeno in California è stato spinto all'ottimizzazione dell'irrigazione e della fertilizzazione (essenzialmente attraverso lo sviluppo di un sistema di controllo computerizzato; Whitesides, 1989) dai regolamenti stabiliti dagli enti locali che accusavamo quella azienda ed altre due di inquinare la vicina baia marina arrivando a versarvi fino a più di 5 t di N al giorno (Morey, 1987).

Tabella 3. Criteri stabiliti dall'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (EPA) per la valutazione della qualità dell'acqua negli USA (limitatamente agli elementi fertilizzanti).
    (EPA, 1976) (EPA, 2002) Criteri raccomandati per2
Parametro Unità di misura Limite1 Laghi e riserve Fiumi e torrenti
N totale mg/L --- 0.10 – 1.27 0.12 – 2.18
NO3-N mg/L 10 --- ---
NO2-N mg/L 1.0 --- ---
P totale µg/L 0.1 8.0 – 37.5 10.0 – 76.3
Clorofilla a µg/L --- 1.90 – 8.59 0.40 – 3.75
Torbidità FTU/NTU --- --- 1.30 – 17.50
Indice Secchi m --- 0.79 – 4.93 ---
1 Limiti per l'acqua potabile (NO3-N) , marina e di estuario (P totale). 2 I valori sono gli intervalli dei limiti per le 14 ecoregioni identificate dall'EPA.

Una serie di gravi attacchi di Pfiesteria piscicida provocarono gravi morie di pesci nel Maryland nel 1997 e nel 1998. Le morie erano associate ad un arricchimento di N e P delle acque; questi due elementi facilitano la crescita delle alghe di cui si 'nutre' la Pfiesteria. Questi episodi portarono nel 1998 ad una delle azioni più importanti negli USA in materia di controllo della concimazione in agricoltura (Lea-Cox and Ross, 2001; Maryland Dept. of Agriculture, 2001); l'azione creò non poche controversie tra agricoltori, allevatori (soprattutto avicoli) e ambientalisti. Infatti, fu imposto una pianificazione della concimazione di N e P a cui tutte le aziende agricole, comprese quelle florovivaistiche ed i maneggi, con più di 2.500 $ di fatturato annuo o più di 8 animali, dovevano attenersi. In pratica, chiunque usi un concime nel Mariland deve avere un'autorizzazione, presentare un piano di distribuzione certificato e seguire periodici corsi di formazione professionale. Altri stati hanno adottato i provvedimenti presi nel Maryland, come il Delaware e la California, o sono in procinto di farlo.
Il crescente interesse sulla gestione dell'irrigazione e della fertilizzazione nell'agricoltura intensiva e nel verdo urbano e sportivo è stato motivato anche dai problemi di qualità dell'acqua e/o di siccità, che negli ultimi due anni hanno interessato molte zone degli USA (ANLA, 2002).
Poiché la maggior parte delle serre e dei vivai è dislocato in vicinanza delle città se non addittura al loro interno, si sta creando una situazione di forte competizione per l'acqua tra i flovorivaisti e la popolazione urbana (in crescita) (Beeson et al., 2004). Ciò significa che l'uso dell'acqua per scopi irrigui è o sarà presto fortemente regolamentata e ridotta. In seguito a prolungati periodi di siccità in molte zone è stato proibito l'uso dell'acqua potabile per l'irrigazione di piante e prati; ciò influenza il mercato in quanto si riduce il numero di acquirenti, le piante tendono a rimanere di più nei vivai aumentando così di dimenzione, con consequente incremento dei fabbisogni irrigui delle aziende.
In altre zone in prossimità delle coste, infine, la qualità dell'acqua sta peggiorando per effetto della salinizzazione, provocata dell'intrusione di acqua marina. Il problema è particolarmente sentito dalle specie ornamentali, in genere assai sensibili allo stress salino (Maas, 1990).
Le organizzazioni di settore, sia nazionali che regionali, come l'American Nursery and Landscape Association (ANLA) e la Southern Nursery Association (SNA), che rappresenta i coltivatori di 17 stati del sud degli USA, sono molto attive sia nella diffusione delle informazioni e nella formazione professionale in materia d'irrigazione, sia nel lobbying politico. Sono, però, soprattutto i singoli produttori che devono aggiornare le proprie tecnologie produttive per rimanere competitivi in uno scenario sempre più caratterizzato da provvedimenti e regolamenti finalizzati ad un uso più sostenibile (più limitato!) della risorsa idrica.

METODI TRADIZIONALI PER LA CONCIMAZIONE E L'IRRIGAZIONE
Come detto le colture florovivaistiche richiedono grossi input di acqua, concimi e fitofarmaci (Cabrera et al., 1993; Davidson et al., 1994; Joiner et al., 1983; Reed, 1996; Wilkerson, 1996; Wright and Niemiera, 1987). Ad esempio, i fabbisogni annuali di N di queste colture arrivano fino 5.000 kg/ha e più nel caso di colture da fiore in serra o delle piante in contenitore, mentre i consumi minimi delle colture in piena terra sono di poco inferiori a 200 kg/ha. Le piante ornamentali hanno tassi di crescita relativamente elevati e si ritiene che siano necessari delle concimazioni e delle irrigazioni abbondanti per ridurre i tempi di coltivazione, per aumentare la taglia delle piante, per migliorarne la qualità e in definitiva per ottenere margini di guadagno più alti (Cabrera, 2000a; Cabrera and Devereaux, 1998).

Tabella 4. Dosi di fertilizzanti distribuite a diverse colture florovivaistiche
Coltura/e Dose (kg /ha per anno) Bibliografia
Rosa in serra 5.000 – 9.000 Cabrera et al., 1993, 1995; White, 1987
P. fiorite in vaso (poinsettia, crisantemo) fino 4.500 Nelson, 1991; Reed, 1996
P. da fogliame ornamentale 1.300 – 2.800 Joiner et al., 1981; Reed, 1996
P. ornamentali da esterno (contenitore) 1.500 – 4.000 Cabrera (estimated figures); Morey, 1987
P. ornamentali da esterno a terra 50 - 170 Fay and Good, 1995; Davidson et al., 1994.


Occorre però dire che per queste colture non ci sono praticamente dati né sulla produttività intesa come quantità di sostanza fresca o secca prodotta per unità di superficie nell'unità di tempo, né sulle effettive esigenze d'acqua e nutrienti. Inoltre, molte pratiche sembrano basate su di una cattiva conoscenza della fisiologia vegetale. Ad esempio, la convinzione che le colture rispondano sempre e comunque alla concimazione azotata non tiene conto del fatto che la relazione tra la crescita e la disponibilità di N nel mezzo di crescita è solitamente di tipo asintotico (Hannan, 1998; Henry et al., 1992; Marschner, 1995; Nelson, 1991), cioè la crescita aumenta fino ad un certo livello per poi stabilizzarsi e addirittura diminuire a livelli più alti (Cabrera, 2000a, 2003b; Cabrera e Devereaux, 1998) (Figura 1).
Inoltre spesso si ignora o si dimentica che l'assorbimento nutritivo è un processo attivo che richiede energia ed è regolato metabolicamente, e che pertanto non necessariamente un aumento della disponibilità di un nutriente nella zona radicale si traduce in un aumento dell'assorbimento radicale (Cabrera, 2000a; Marschner, 1995), mentre aumenta la lisciviazione ed il rischio della tossicità minerale o dello stress salino o di (Cabrera and Devereaux, 1998; Cabrera and Evans, 2001; Maas, 1990).

        
Figure 1. Crescita di piante di Ilex opaca, Lagerstroemia X 'Tonto' e rosa (di serra) coltivate in vaso con diverse concentrazioni di azoto nell'acqua di fertirrigazione. Dati riportati da Cabrera (2000a, 2003a) e da Cabrera e Devereaux (1998).

Il mantenimento di valori ottimali di umidità e di concentrazione di nutrienti nella zona radicale di colture allevate in contenitore, in suolo poco profondi o in banquette, cioè in sistemi caratterizzati da un ridotto volume di substrato/terreno, richiede irrigazioni e fertilizzazioni frequenti e ciò spesso porta ad una sorta di circolo vizioso (Bunt, 1998; Wright and Niemiera, 1987): le abbondanti e frequenti irrigazioni aumentano le perdite per lisciviazione dei nutrienti, che così devono essere forniti in continuazione e così via.
Infine, altri due fattori contribuiscono all'uso eccessivo di acqua e di fertilizzanti nelle colture florovivaistiche: i) per ragioni commerciali facilmente comprensibili non si ammettono sintomi, neppure lievi, di disordini nutrizionali ; ii) i costi per l'acqua e per i fertilizzanti incidono molto poco sui costi totali di produzione rispetto ad altri fattori produttivi come la manodopera e l'energia (Hanan, 1998).
Tutto ciò è all'origine della scarsa efficienza d'uso dell'acqua e dei fertilizzanti e delle notevoli perdite di nutrienti, fino al 50-60% di quelli distribuiti con le concimazioni e le fertirrigazioni (Ristvey et al., 2004; (Cabrera et al., 1993). Ad esempio, in una coltura tipica di serra si può avere una lisciviazione annua fino a 3.000 kg ha
-1 (Cabrera et al., 1993, 1995), con evidenti ricadute sull'ambiente cirostante. Dreesen and Walker (1991) e McAvoy et al. (1992) hanno riportato che in dieci anni l'azoto nitrico può accumularsi fino a concentrazioni di 2.000 kg/ha nel terreno di serre commerciali o sperimentali. Da una serie di studi condotti in Francia (Morisot, 1978) e in California (Cabrera and Evans, 2001) è emerso che il contenuto di azoto nitrico nel terreno di serre coltivate a garofano o a rosa oscilla tra 500 to 1.700 kg/ha. Oltre all'effetto specifico dell'N, l'eccessiva fertilizzazione azotata può aumentare la salinità del terreno e ridurre così la crescita e lo sviluppo delle piante. Infatti, una concentrazione di N nitrico nel terreno di 700 mg/L, come quella trovata in alcune serre da Cabrera e Evans (2001) in alcune colture di serra di rosa, corrisponde ad un valore di conducibilità elettrica (EC) di circa 5 mS/cm, un valore bene al di sopra di quello massimo per questa specie floricola (3 mS/cm; Cabrera and Perdomo, 2003). Per evitare la salinizzazione del terreno occorre irrigare abbondantemente e frequentemente, ma questo aumenta la lisciviazione dei nutrienti.
La tecnica irrigua impiegata condiziona moltissimo l'efficienza d'uso dell'acqua e dei fertilizzanti. La maggioranza dei vivai impiega l'irrigazione a pioggia (sprinkler) che è assai poco efficiente (Beeson et al., 2004; Lea-Cox and Ross, 2001; Ristvey et al., 2004). L'efficienza (cioè, il rapporto tra l'acqua somministrata e quella resa effettivametne disponibile per l'assorbimento) di questo sistema irriguo è infatti abbastanza bassa, tra il 72 e l'87% (Beeson and Knox, 1991; Weatherspoon and Harrel, 1980), per ragioni legate alle perdite di carico lungo la linea, la scarsa qualità degli erogatori, la ridotta manutenzione degli impianti, l'inadeguatezza del sesto di impianto (con le sue ripercussioni sull'efficienza di intercettamento dell'acqua) (Beeson and Knox, 1991; Fare et al., 1992; Yeager et al., 1997). Considerando per un vivaio nelle condizioni tipiche del sud degli USA un volume irriguo giornaliero durante la stagione di coltivazione (120 giorni) di 25 mm (
(250 m3/ha) (Fare et al., 1992), le perdite d'acqua assommano a 20-26 mila m3/ha, la concentrazione di N nell'acqua di drenaggio è di 50-150 mg/L (Hanan, 1998; Nelson, 1991; Wright and Niemiera, 1987; Yeager et al., 1997; Cabrera et al., 1993; Skimina, 1986; 1992). Quindi, per una concentrazione media di 100 mg/L le perdite di N per lisciviazione oscillano tra 2,1 e 2,6 t/ha, valori questi vicini a quelli determinati sperimentalmente su varie colture (Cabrera et al., 1993; Cabrera and Evans, 2001; Dreesen and Walker, 1991; McAvoy et al., 1992; Morisot, 1978).
Tornando alla fertilizzazione, in serra è assai diffusa la pratica della fertirrigazione che prevede la somministrazione di soluzioni nutritive con 100-250 mg/L di N (Joiner et al., 1981, 1983; Hanan, 1998; Nelson, 1991) e una concentrazione di P e K in proporzione fissa con l'N, in genere 2 N : 1 P
2O5: 2 K2O (Nelson, 1991). Questa pratica, benché efficace per la coltivazione della maggior parte delle piante da fiore (Nelson, 1991), non tiene conto della variazione del ritmo di assorbimento minerale con lo stadio fenologico o di sviluppo della coltura (Cabrera et al., 1995; Marschner, 1995) né delle richieste fisiologiche dei vari organi e tessuti (foglie, rami, radici, fiori, frutti) (Cabrera, 2000a; Marschner, 1995) né del possibile accumulo di alcuni nutrienti rispetto agli altri (Hanan, 1998; Marschner, 1995), e contribuisce non poco alla riduzione dell'efficienza d'uso dei fertilizzanti e al runoff nutritivo (Cabrera et al., 1993; Cabrera, 2003a; Ristvey et al., 2004).
Nei vivai di piante in contenitore, invece, è assai diffuso il ricorso ai concimi a lento rilascio (CLR), anche se spesso sono integrati con la fertirrigazione (Bunt, 1988; Cabrera, 1997b; Wright and Niemiera, 1987): il rapporto N:P:K considerato ottimali per la maggior parte delle colture è 5:1:3 (Wright and Niemiera, 1987). In teoria, i CLR offrono numerosi vantaggi rispetto alla fertirrigazione: evitano l'eccessiva salinizzazione del substrato nei primi stadi di crescita; forniscono un rifornimento graduale e continuo dei nutrienti aumentandone l'efficienza d'uso e riducendone le perdite per lisciviazione (Bunt, 1988; Cabrera, 1997b); consentono talvolta una maggior crescita delle piante rispetto alla fertirrigazione (Wright and Niemiera, 1987). Non mancano però gli svantaggi: le cinetiche di rilascio degli elementi nutritivi spesso non coincidono con quelle dell'assorbimento radicale e i tempi di rilascio sono quasi sempre inferiori a quelli dichiarati in etichetta. Così, i nutrienti tendono ad essere maggiormente disponibili nelle prime fasi di crescita, quando minori sono i fabbisogni delle piante; al contrario, la loro concentrazione nel substrato può essere insufficiente nelle seconda parte della stagione di coltivatione obbiligando ad intervenire con concimazioni manuali e/o con la fertirrigazione (Wright and Niemiera, 1987). I coltivatori devono prestare particolare attenzione ai tempi effettivi di cessione degli elementi nutritivi da parte dei CLR, soprattutto in relazione alla temperatura (Cabrera, 1997b) in quanto a tutt'oggi ci sono poche informazioni sui ritmi di rilascio dei CLR nelle condizioni tipiche dei vivai. L'unica cosa che i coltivatori possono fare è analizzare frequentemente (anche solo per il pH e la EC) il substrato di coltivazione e/o le acque di drenaggio (Cabrera, 2000b).
La concentrazione di P nella soluzione acquosa all'interno del substrato che si considera ottimale per la maggior parte delle specie legnose d'interesse ornamentale, è considerevolmente più bassa di quella dell'N, in genere meno di 10 mg/L; concentrazioni di 40 mg/L possono ridurre la crescita delle piante (Wright and Niemiera, 1987). Molti coltivatori, però, ancora usano aggiungere del P, come perfosfato, nel substrato in pre-trapianto secondo una pratica necessaria quando i substrati erano basati sul terreno minerale (Bunt, 1988). Invece i substrati artificiali a base di torba e corteccia di pino hanno una ridottissima capacità di fissare il P e quindi perdono rapidamente il P distribuito in eccesso rispetto alle esigenze delle colture (Bunt, 1988; Wright and Niemiera, 1987).
Generalmente le specie floricole ornamentali di serra e di vivaio sono sensibili alla salinità (Maas, 1990) non tanto in termini di produzione di biomassa, quanto per caratteristiche estetiche della pianta finita (Cabrera and Perdomo, 2003; Oki and Lieth, 2004). Ciò nonostante, la fertilizzazione eccessiva è quasi sempre la causa principale dello stress salino nelle colture florovivaistiche, anche se l'effetto non è immediato essendo diluito o meglio ritardato dalle abbondanti irrigazioni. L'impiego nel florovivivaismo, per le ragioni indicate in precedenza, dei sistemi di coltivazione a ciclo chiuso (cioè, con recupero e riutilizzo delle acque di drenaggio) rende cruciale gestire la fertilizzazione in modo da evitare la salinizzazione del mezzo di crescita.

RECENTI SVILUPPI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI
Le sfide lanciate al florovivaismo in materia d'uso dell'acqua e dei fertilizzanti sono state fortunatamente raccolte dal mondo della ricerca, che sta appunto sviluppando nuovi metodi di gestione dell'irrigazione e della concimazione raccolti nelle Best Management Practices (BMP) recentemente pubblicate dalla Southern Nursery Association (Yeager et al., 1997) o raccolte nel manuale curato da W. Reed dal titolo “Water, Media and Nutrition for Greenhouse Crops” (1996). Val la pena sottolineare che molte delle misure riportate in questi due testi sono di natura generica, sviluppate per dare indicazioni pratiche più che per fornire informazioni dettagliate su argomenti specifici (Ristvey et al., 2004).
La definizione precisa delle esigenze idriche e minerali delle numerose specie d'interesse florovivaistico è essenziale per aumentare l'efficienza dell'irrigazione e della concimazione e ridurne gli effetti sull'ambiente. Le esigenze dipendono dal ritmo di crescita delle piante la cui conoscenza potrebbe consentire di raggruppare le colture nelle serre e nei vivai in funzione degli effettivi fabbisogni fisiologici (Yeager et al., 1997). Molto spesso questo viene fatto dai coltivatori sulla base di semplici osservazioni e valutazioni empiriche. Fortunatamente stanno aumentando i lavori sull'andamento stagionale dell'assorbimento d'acqua e di elementi nutritivi delle specie ornamentali sia in serra che in vivaio (Ristvey et al., 2004; Rose Biernacka, 1999; Cabrera et al., 1995a, 1995b). Ad esempio, si è visto che i tassi d'assorbimento idrico e minerale sono di natura ciclica e intimamente legati all'accrescimento della choma e delle radici delle piante (Cabrera et al., 1995a; Hershey and Paul, 1983), ma non necessariamente sincronizzati tra di loro (Cabrera et al., 1995a, 1995b); si è anche osservato che l'andamento ciclico si esprime a livello stagionale (mensile), settimanale, giornaliera e perfino orario (Cabrera et al., 1995a, 1996). Queste osservazioni suggeriscono la possibilità di modulare la distribuzione dell'acqua e dei fertilizzanti su scale temporali diverse.
La microrrigazione e l'irrigazione ciclica sono le innovazioni più importanti dal punto di vista dell'efficienza d'uso dell'acqua nei vivai (Beeson et al., 2004; Weatherspoon and Harrel, 1980; Yeager et al., 1997). Queste due tecniche sono sicuramente economicamente convenienti nel caso di piante allevate in contenitori di grosse dimensionei (volume superiore a 20 L) (Beeson and Haydu. 1995). Sul mercato, grazie alla tecnologia dell'autocompensazione della portata, si trovano oggigiorno una miriade di erogatori di vario tipo capaci di distribuire in modo localizzato, preciso e uniforme l'acqua con pressioni di esercizio molto basse (Yeager et al., 1997). L'irrigazione a goccia può consentire risparmi di acqua fino all'80% rispetto all'irrigazione a pioggia. Per quanto riguarda l'irrigazione ciclica (più interventi nell'arco della giornata), questa tecnica può ridurre sensibilmente il runoff idrico-minerale, soprattutto se accoppiata alla microirrigazione (Fain et al., 1998; Fare et al., 1994).
La produzione vivaistica di contenitori relativamente piccoli (meno di 20 litri) dipende, invece, ancora dall'irrigazione a pioccia e non sembrano esserci tecnologice alternative che siano convenienti dal punto di vista economico (Beeson et al., 2004). La subirrigazione (irrigazione a flusso su pavimento o su bancale, irrigazione a scorrimento in canaletta, irrigazione capillare) è usata perlopiù in serra e richiede notevoli investimenti, oltre ad una manodopera più preparata essendo più difficile la gestione della soluzione nutritiva ricircolante (Reed, 1996; Yeager et al., 1997). L'unica possibilità di ridurre i consumi di acqua e di fertilizzanti nei vivai specializzati nella produzione di piccoli vasi è, quindi, la raccolta e il riutilizzo delle acque di drenaggio (Beeson et al., 2004; Skimina, 1992, 1996). Gli impianti di questo tipo sono assai diversi per tecnologia impiegata e costi di investimento. In ogni caso, i problemi più grossi da risolvere riguardano le malattie dell'apparato radicale e l'accumulo di nutrienti, sali di varia natura (utili o indesirabili come il cloruro di sodio) e fitofarmaci (soprattutto erbicidi) nelle acque di ricircolazione. Un vivaio a ciclo chiuso richiede un bacino di raccolta delle acque adeguatamente dimensionato, dei canali aperti o interrati di recupero del runoff, degli invasi di sedimentazione e degli impianti di filtrazione e disinfezione dell'acqua immediamente a monte degli impianti di irrigazione/fertirrigazione (Skimina, 1996). Oltre agli ingenti costi iniziali per la realizzazione degli impianti, notevoli sono i fabbisogni di energia, di prodotti chimici e di manodopera per la gestione (inclusa la manutenzione); il costo dell'acqua, però, rimane inferiore a quello dell'acqua municipale (Skimina, 1986) e infine si ha un notevole risparmio sull'acquisto dei fertilizzanti (Skimina, 1996), oltre evidentemente ad una sostanziale riduzione dell'inquinamento.
I progressi nella gestione delle colture in condizioni di salinità, recentemente illustrati e discussi al recente Simposio Internazionale organizzato a Pisa dal Dipartimento di Biologia delle Piante Agraria (v. Acta Horticulturae 2003, Volume 609) suggeriscono la possibilità di sviluppare dei sistemi di coltivazione in grado di sfruttare le acque di scarsa qualità (saline) o di recupero. Infine, alcune ricerche hanno messo in evidenza anche la possibilità di migliorare la produttività e la qualità di alcune specie ornamentali attraverso uno stress salino leggero o moderato (Cabrera, 2003c, 2003d; Cabrera and Perdomo, 2003; Grattan and Grieve, 1999).

PROSPETTIVE FUTURE
Il settore florovivaistico è profondamente influenzato dalla crescita della popolazione, dalla sempre più severa legislazione ambientale e dalla siccità; il suo futuro dipende, pertanto, dal modo in cui sono e saranno affrontati i problemi relativi alla quantità e alla qualità dell'acqua irrigua ed all'inquinamento. Tutti sembrano d'accordo che nel prossimo futuro le serre ed i vivai avranno meno acqua a disposizione (Beeson et al., 2004; Yeager, 1992) e che quindi si renderà necessario un aumento consistente dell'efficienza d'uso sia dell'acqua sia dei fertilizzanti. L'adozione delle BMP riguardanti l'irrigazione e la fertilizzazione è il primo passo in quella direzione (Reed, 1996; Yeager et al., 1997).
Il mondo della ricerca sta studiando il modo di integrare l'irrigazione e la fertilizzazione sulla base dell'effettiva esigenza della coltura, in modo da somministrare l'acqua ed i concimi nella giusta quantità e nel giusto momento (Beeson et al., 2004; Cabrera et al., 1995, 1996; Silberbush and Lieth, 2004; Whitesides, 1989).
Un'altra strategia è quella di identificare, selezionare e coltivare le piante più efficienti dal punto di vista idrico e minerale e più resistenti agli stress, sia abiotici sia biotici. Sembra necessario quindi allargare i criteri con cui gli ibridatori e gli stessi agricoltori scelgono le specie da coltivare; alle caratteristiche estetiche, al rapido tasso di crescita e alla facilità di propagazione occorre aggiungere anche la resistenza a stress come la mancanza d'acqua e/o l'eccessiva salinità. Ciò non significa necessariamente l'esclusion dalla coltivazione su scala commerciale delle piante più popolari e vendute, poiché alcuni progetti hanno mostrato il contrario. Per esempio, da uno studio su 120 diverse cultivar di rose da giardino è emerso che almeno 10 di queste posso essere coltivate in terreni alcalini, tollerano la siccità e l'alta temperatura, e mostrano anche una notevole resistenza alla ticchiolatura (black spot, provocata dal fungo Diplocarpon rosae) (George et al., 2002). Sono in corso anche altri programmi nazionali o regionali per identificare le specie ornamentali più efficienti nell'uso delle risorse e maggiormente resistenti agli stress.
Secondo alcuni tra ricercatori, coltivatori e dirigenti di organizzazioni professionali, fino a quanto non ci sarà una reale riduzione della disponibilità di acqua e le normative ambientali non saranno così rigide da avere un impatto diretto sull'economia delle aziende, non ci sarà un grande interesse per le ricerche e le tecnologie finalizzate all'aumento dell'efficienza dell'irrigazione e della fertilizzazione nelle colture florovivaistiche (Beeson et al., 2004). Ci auguriamo che quest'idea e questa previsione siano sbagliate.

RINGRAZIAMENTI
Le ricerche condotte dal Prof. R.I. Cabrera negli ultimi 15 anni sono state finanziate da: Joseph H. Hill Foundation, International Cut Flower Grower's Association, Asocolflores (Colombia), Agricultural Experiment Stations of Texas, California and New Jersey, Horticultural Research Institute (ANLA), Texas Department of agricolture (Speciali Crops Program), the Texas Nursery & Landscape Association e Rio Grande Basin Initiative Program (USDA-CSREES).

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