LA CONCIMAZIONE DELLE COLTURE IN CONTENITORE

di Emanuele Orsi - Agronomo


PREMESSA

La sempre più ampia diffusione della tecnica di coltivare in vaso le piante ornamentali per esterno ha eliminati molti dei problemi legati alla commercializzazione delle stesse. Grazie a questa nuova tecnologia possono essere vendute in ogni periodo dell'anno senza nessun problema per gli operatori del settore in quanto la pianta è completamente indipendente dall'ambiente esterno e può essere conservata per mesi da qualunque commerciante senza la necessità di particolari cure.

Per contro sono sorti problemi nuovi legati alla tecnica di coltivazione che si presenta certamente più complessa di quella tradizionale in piena terra. Sotto questo aspetto il vivaista che intenda iniziare una coltivazione in contenitore necessita di una somma di conoscenze tecniche molto diversa e più ampia di quanto non sia necessario per una coltivazione tradizionale.

E' di tutta evidenza come per una pianta coltivata in piena terra le cure colturali siano limitate rispetto a quelle necessarie ad una pianta in vaso e non soltanto come quantità ma soprattutto come qualità delle stesse. Una concimazione sbagliata o una irrigazione insufficiente possono fare poco danno a piante in piena terra mentre possono essere deleterie per piante in vaso.

Tra i vari problemi legati alla coltivazione in vaso, nel corso di questo articolo sarà esaminato quello ritenuto il più determinante per una buona riuscita della produzione e cioè la concimazione.

CONCETTI GENERALI

Prima di entrare nel vivo dell'argomento è opportuno precisare il significato del termine salinità in quanto questa parola ed il concetto che esprime ritorneranno con frequenza.

Tutti i sali minerali hanno la capacità di legare a se una certa quantità d'acqua con un forza che può essere più intensa di quella che le radici delle piante possono esercitare per assorbire acqua dal terreno. Ciò vuol dire che se in un terreno la quantità di sali è molto alta le piante hanno difficoltà ad assorbire l'acqua a loro necessaria. In casi estremi, in presenza di concentrazioni saline elevatissime, può accadere che non solo la pianta non riesca ad assorbire acqua ma addirittura che i sali presenti nel terreno siano in grado di causare una fuoriuscita d'acqua dalle radici determinandone una morte sicura.

Nella pratica tutto quanto detto si può osservare ogni volta che si usano concimi in quantità eccessiva. In tale situazione infatti le colture manifestano dei sintomi caratteristici quali ingiallimenti fogliari, a volte anche molto marcati, un aspetto generale di sofferenza e un disseccamento degli apici fogliari.

Pertanto la salinità non è altro che un eccesso di sali minerali nella zona di terreno più prossimo alle radici che per la loro capacità di trattenere l'acqua ne impediscono l'assorbimento da parte della pianta. A causa di tale meccanismo si possono avere danni da salinità anche se il terreno è umido in quanto l'acqua presente viene trattenuta dai sali in maniera così forte da impedirne l'assorbimento da parte delle radici.

I modi con cui la salinità viene misurata sono di due tipi, uno che indica i grammi di sale per litro di terreno ed un secondo che misura la conducibilità elettrica dell'estratto acquoso del terreno che sarà tanto più alta quanto maggiore sarà il contenuto salino.

Nella pratica si considera che il livello di salinità non dovrebbe superare, in condizioni ottimali, i 2,5 grammi litro di terreno o se si usano misure di conducibilità elettrica 2500-3000 microSiemens nell'estratto acquoso del terreno. E' bene precisare subito che la sensibilità delle piante nei confronti di questo parametro varia moltissimo e che in conseguenza valori di salinità in grado di far morire in poche ore determinate specie di piante possono essere, da altre specie, sopportate benissimo. E' però nozione ormai acquisita che ogni pianta si sviluppa nelle migliori condizioni se coltivata in un ambiente con salinità bassa e costante che nella pratica vuol dire concimare poco ma con frequenza.

La possibilità che si vengano a determinare delle condizioni di salinità dannosa alle piante è certamente più alta nelle colture in vaso che non in quelle coltivate in piena terra dove le condizioni ambientali rendono più difficile un accumulo di sali.

CONCIMAZIONE DELLE PIANTE INVASO

Esistono due diverse tecniche di concimare le piante in vaso delle quali una, la più tradizionale, prevede di dare alla pianta tutti li elementi di cui abbisogna in un unica soluzione al momento dell'invaso o con al massimo un secondo intervento a metà ciclo, ed una, certamente più moderna, che consente di dare alla pianta, giorno per giorno ciò che gli è necessario per lo sviluppo, attraverso l'acqua di irrigazione.

TECNICA TRADIZIONALE

Viene attuata o mescolando al terriccio o ponendo sulla superficie del vaso una quantità di concime sufficentemente elevata da garantire il soddisfacimento dei bisogni della pianta per un lungo periodo di tempo. In entrambe le situazioni viene lasciato all'acqua di irrigazione il compito di sciogliere il fertilizzante e di renderlo assimilabile per le piante.

Al fine di prolungare l'azione dei prodotti si è sviluppata una tecnica di formulazione dei concimi tendente a renderli molto stabili e quindi in grado di rilasciare gli elementi fertilizzanti in modo molto lento e graduale.

Le strade che l'industria ha scelto per ottenere questa capacità di rilascio lento sono essenzialmente:

A) la messa a punto di molecole, ISODUR, CROTODUR, in grado, di assicurare un rilascio lento degli elementi fertilizzanti;

B) la preparazione di particolari formulazioni in cui il concime è avvolto da una membrana semipermeabile in grado di consentire la fuoriuscita del fertilizzante in modo lento e costante;

C) l'impiego di sostanza organica, quali gli scarti di lavorazione del cuoio, molto resistente alla degradazione e quindi tale da assicurare alla pianta un apporto di nutrienti graduale nel tempo.

Nella pratica tutti i prodotti sopra citati hanno delle limitazioni e il loro comportamento reale è sensibilmente diverso da quello teorico. Vediamone le cause.

Per quanto attiene ai concimi il cui meccanismo d'azione è basato sulle proprietà di molecole quali, ISODUR e CROTODUR, l'azione di lento rilascio è limitata all'azoto mentre, per fosforo e potassio il loro comportamento è uguale a quello di un qualsiasi concime agricolo Non è da sottovalutare come la piena e immediata disponibilità del fosforo e del potassio possa essere causa di momentanei innalzamenti della salinità attorno alle radici. Inoltre la velocità di dgradazione del prodotto, da cui dipende la quantità di azoto reso disponibile per le piante, è fortemente legata alla temperatura. Dato che la temperatura di riferimento è di circa 20 C° è di piena evidenza come qualora la temperatura interna del vaso vada oltre tale soglia ci sia da attendersi un rilascio dell'azoto molto più veloce di quanto atteso. Questo tipo di comportamento ha come conseguenza di determinare all'interno del vaso momenti in cui la quantità di azoto disponibile è molto più alta di quella che la pianta può sfruttare con perdita di fertilizzante per il dilavamento attuato con l'irrigazione, ma soprattutto una durata nel tempo molto ridotta rispetto a quella teorica prevista.

Molto simile è la situazione dei concimi in cui l'azione di graduare nel tempo il rilascio degli elementi fertilizzanti è affidata ad una membrana polimerica la cui lenta degradazione assicura una ugualmente lenta solubilizzazione dell'azoto del fosforo del potassio in essa raccolti.

A differenza del gruppo di prodotti precedente in questo caso non è solo l'azoto ad avere un rilascio controllato ma, al contrario, questo coinvolge tutti gli elementi.

Anche in questo caso però l'azione di contenimento della membrana è legato alla temperatura in quanto la sua stabilità nel tempo è calcolata per un livello di 20 C° ed è pertanto ovvio come le temperature sensibilmente più alte che si sviluppano all'interno del vaso determinino una accelerazione nel rilascio del fertilizzante che non essendo limitata al solo azoto come nel caso precedente, può determinare momentanei fenomeni di salinità la cui dannosità sulle radici della pianta può essere anche sensibile.

È comunque ovvio che tali accelerazioni nella cessione dei nutrienti riducano fortemente la durata nel tempo del concime rispetto a quella attesa.

Si può pertanto affermare che questa tecnica di concimazione abbia come difetto principale quello di esporre le colture ad alternanze di momenti in cui la quantità di nutrienti nel terriccio è più alta di quella loro necessaria, con rischi a volte anche gravi di salinità, a momenti di carenza o sub-carenza.

Per meglio comprendere tale aspetto prendiamo ad esempio un coltivatore che usi un prodotto la cui durata d'azione, indicata dal produttore, sia di tre mesi. Dato che tale periodo di è stato calcolato per una temperatura costante di 20C° se all'interno dei vasi si verificheranno temperature più alte, dovremo attenderci un rilascio del fertilizzante proporzionalmente più rapido. L'eccesso di elementi che le piante non riusciranno ad assorbire verrà in parte dilavato, tutto l'azoto e parte del potassio, mentre la restante parte di potassio e il fosforo si accumuleranno nel terriccio dove soprattutto quest'ultimo elemento formerà dei sali inutilizzabili dalle piante. Questo meccanismo farà si che la riserva di fertilizzante del prodotto si esaurisca molto prima dei tre mesi previsti dal nostro coltivatore senza che lo stesso abbia la possibilità di verificarlo.

Se per pura ipotesi supponiamo che la durata reale del prodotto sia stata di 2 mesi le piante si verranno a trovare in una situazione di grave carenza alimentare.

A questo punto non sarà inutile ricordare come una carenza alimentare come quella ipotizzata nell'esempio non è sempre facilmente riconoscibile in quanto, soprattutto se dovesse verificarsi in piena estate, i suoi sintomi possono essere facilmente confusi con quelli causati dal forte irraggiamento solare e dalle alte temperature.

Si può arrivare all'assurdo che il coltivatore attribuendo alla stagione calda la stasi vegetativa delle piante e il colore chiaro del fogliame cerchi di porvi rimedio aumentando la frequenza delle irrigazioni con conseguente aumento del dilavamento del terriccio ed accentuazione dei sintomi che si volevano eliminare.

Un discorso a parte deve essere fatto per i concimi in cui la lentezza del rilascio dei nutrienti è dovuta ad una matrice organica a lenta degradazione quali sono i cascami dell'industria del cuoio.

Nei concimi prodotti con questo materiale la durata nel tempo del fertilizzante è determinata dalla resistenza alla degradazione del materiale di cui è costituito. A tale lenta degradazione corrisponde un lento rilascio dell'azoto in esso contenuto. Non è superfluo ricordare che tali prodotti sono in grado di fornire alla pianta solo quest'ultimo elemento e che pertanto il loro impiego non è del tutto razionale necessitando di essere integrati con altri prodotti che assicurino alle piante, il potassio ed il fosforo.

I concimi derivati da cascami di cuoio hanno una sensibilità alla temperatura meno definibile rispetto ai prodotti di origine chimica, in quanto la loro degradazione è in gran parte dovuta a fattori biologici la cui attivazione dipende da molteplici parametri la cui definizione non è individuabile con precisione.

Sono probabilmente più stabili alle alte temperature estive mentre il loro processo di degradazione è alto nei periodi più freschi della primavera o dell'autunno.

Il problema principale legato all'impiego di questo tipo di concimi derivati dal cuoio è la loro potenziale fitotossicità per le piante causata dai residui del cromo usato nell'industria conciaria .

A tale problema limitiamo il breve accenno sopra riportato in quanto la sua importanza e vastità richiederebbe una esposizione che esula dagli scopi del presente articolo.

Per tutti questi prodotti il problema di fondo è, dunque quello di determinare all'interno del vaso un alternarsi di condizioni di eccesso di disponibilità di nutrienti e di carenza degli stessi, costringendo la pianta ad un adattamento continuo che non consente di sfruttare appieno le sue possibilità di crescita.

CONCIMAZIONE MEDIANTE L'ACQUA DI IRRIGAZIONE

Questa tecnica, già ampiamente nota ed utilizzata sia in orticoltura sia in floricoltura da alcuni anni viene proposta anche nel settore vivaistico per la sua semplicità, il basso costo dei fertilizzanti la riduzione dei tempi di lavoro e il migliore sviluppo delle piante.

Questi quattro aspetti sono stati ovunque la base del successo di questa metodologia il cui livello di affinamento, pur avendo raggiunto punte elevatissime, è in continua evoluzione.

Come è facile comprendere il sistema si basa sul semplice concetto di sciogliere in acqua i fertilizzanti e di portarli sino alle radici delle piante mediante l'irrigazione.

Vediamo nel dettaglio i quattro punti sopra citati:

A) semplicità; partendo dal presupposto che coltivare in vaso imponga all'azienda la realizzazione di un impianto di irrigazione in grado di assicurare una uniforme e costante distribuzione dell'acqua per tutto il periodo di coltivazione distribuire il concime mediante l'irrigazione è senz'altro uno dei modi più semplici e meno costosi .

B) basso costo dei fertilizzanti; nel settore dei prodotti per fertirrigazione si possono riscontrare enormi differenze di prezzo tra i vari concimi specifici in commercio, giustificate dalla qualità dei materiali di partenza e dai rapporti tra i singoli elementi (un prodotto con titolo 10-10-10 costerà meno di un'altro con titolo 20-20-20 semplicemente perché ha un valore fertilizzante pari alla metà del secondo).

L'uso di concimi di alta qualità trova la sua migliore giustificazione quando si operi in ambiente protetto ( serre) e su coltivazioni di piante ornamentali da interno in quanto è proprio in tali ambienti e su tali colture che il rischio di creare condizioni di salinità è più alto come pure più alta è la sensibilità di questo tipo di piante alle alte concentrazioni saline.

Al contrario, nel settore delle piante da esterno, senz'altro più rustiche, si possono impiegare formulati con minor valore aggiunto e quindi di prezzo più contenuto.

Ulteriori riduzioni nel costo dei fertilizzanti possono essere attuati, nelle aziende dotate di impianti per il dosaggio automatico del concime, utilizzando come fonte di azoto e\o di fosforo, acido nitrico o fosforico puro. Ovviamente l'uso degli acidi presuppone un esatta conoscenza dei dosaggi da impiegare.

C) riduzione dei tempi di lavoro; è intuitivo che se il concime "arriva" mediante l'irrigazione non sarà necessario spargerlo manualmente.

D) migliore sviluppo delle piante; parlando dei concimi "tradizionali" si è detto come il loro principale difetto sia quello di non garantire alla pianta un apporto costante di nutrienti. Anche il miglior prodotto ha una fase di forte rilascio seguito da momenti in cui la quantità di elementi resi disponibili per l'assorbimento da parte delle piante è a livelli più bassi rispetto a quello che consentirebbe alla pianta di crescere al meglio. Si hanno cioè momenti di eccesso, dannosi per le radici, e fasi di carenza alimentare.

Se al contrario si imposta un impianto di fertirrigazione in modo che ogni litro di acqua che giunge alle piante contenga una quantità di elementi nutrienti in grado di soddisfarne le esigenze si può essere sicuri che non avremo mai ne salinità ne carenza e che, pertanto, la coltura si troverà sempre nelle migliori condizioni di vegetazione.

L'INSERIMENTO DELLA FERTIRRIGAZIONE NELL'AZIENDA VIVAISTICA

Come detto in precedenza chi coltiva piante in vaso deve, per forza di cose, dotarsi di un impianto di irrigazione di sufficiente potenza. E' proprio sfruttando questa struttura che si può, senza costi eccessivi, attuare una corretta fertirrigazione, in quanto basterà dosare accuratamente la quantità di concime per litro d'acqua per assicurare alle piante una corretta e costante concimazione.

I metodi di dosaggio del fertilizzante sono di due diversi tipi in base al tipo di impianto di cui l'azienda dispone. Vediamone i dettagli:

A) impianto a goccia; in questo caso è consigliabile dotarsi di un impianto per il dosaggio automatico del concime. Gli impianti in commercio, di vario tipo e dimensione, sono in grado di garantire alle colture un flusso costante di nutrienti per tutto il periodo di coltivazione.

B) impianto di irrigazione aerea; in questa situazione l'impiego di dosatori di precisione non è giustificato. Molto più semplicemente si può operare calcolando la dose di concime per unità di superficie da irrigare avendo cura di verificare, mediante semplici controlli, la quantità di prodotto che giunge a ciascuna pianta.

PROBLEMI LEGATI ALLA FERTIRRIGAZIONE

Ovviamente anche questo metodo, pur nella sua semplicità, pone dei problemi di gestione che possono essere così riassunti.

- E' necessario verificare la qualità dell'acqua di irrigazione, in quanto le sostanze chimiche in essa contenute possono trasformare un concime perfettamente solubile in un prodotto totalmente o parzialmente insolubile e quindi non utilizzabile dalle piante. In molti casi risulta indispensabile aggiungere acidi all'acqua di irrigazione proprio per evitare tali fenomeni. Detto per inciso un'acqua molto dura o ferrosa incide sul comportamento anche dei concimi tradizionali.

- Impone un controllo periodico di tutto il sistema soprattutto se si opera con impianti a goccia e si faccia uso di acidi per addolcire l'acqua.

VANTAGGI LEGATI ALLA FERTIRRIGAZIONE

Oltre a quelli citati in precedenza la tecnica della fertirrigazione ha un altro punto a suo favore costituito dalla possibilità di variare in ogni momento il tipo di concime fornito alle piante, cosa che non è possibile con i prodotti granulari che una volta somministrati non possono essere più tolti!

Questa elasticità consente non solo di variare tipo di concime in base alla stagione aumentando ad esempio il contenuto in azoto in estate per favorire lo sviluppo delle piante e il contenuto in potassio in autunno per "indurirle", ma di poter prontamente rispondere ai danni causati da una grandinata o da un attacco di parassiti somministrando di volta in volta ciò che risulta più utile.

Inoltre è possibile dare a ciascun tipo di piante un diverso tipo di concimazione in base alle sue esigenze ed al tipo di produzione che si vuole ottenere.

Con lo stesso metodo si possono somministrare non solo concimi ma anche fungicidi ed insetticidi contro parassiti ed insetti terricoli . Anche in questo caso si hanno numerosi vantaggi di ordine economico quali risparmio di manodopera e di prodotto, sicurezza per gli operatori, possibilità di utilizzare formulati di basso costo.


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