Evitare le crisi di trapianto

Dott. Bradley Rowe (Michigan State University)

American Nurseryman - 1 Luglio 2000

Traduzione e adattamento a cura di Paolo Marzialetti

Con alcuni accorgimenti, si può aumentare le probabilità di sopravvivenza al trapianto di alberi e arbusti.

Ci sono fondamentalmente due modi di trapiantare alberi ed arbusti: il modo giusto ed il modo sbagliato. Il secondo è di solito il più rapido e richiede poco impegno intellettuale ... basta che vi ricordate dove tenete la pala.

Naturalmente, dopo un poco sarete nuovamente a scavare per spiantare un arbusto secco o un albero moribondo. Evitare queste crisi di trapianto richiede un minimo sforzo, la pianificazione delle operazioni e l’assunzione di decisioni corrette. Per ottenere impianti belli e sani, dovete scegliere bene che cosa piantare, come pure le localizzazioni ed i metodi più adatti per realizzarli.

Per aumentare le probabilità di sopravvivenza di alberi o arbusti prima, durante e dopo il trapianto, dovete seguire questi sette punti:

  1. - valutazione del luogo di impianto,
  2. - selezione di specie adatte,
  3. - acquisto di materiale vegetale di qualità
  4. - procedure di impianto adeguate
  5. - adeguato tutoraggio
  6. - cura della superficie del terreno
  7. - manutenzione e cure post-trapianto.

Trascurare anche uno soltanto di questi punti può condanna le vostre piante ad una cattiva riuscita.


PRIMI PUNTI IMPORTANTI. Molto prima di fare un disegno o di scegliere il materiale vegetale, è necessario valutare bene l’ambiente del luogo di impianto (sottosuolo e soprasuolo). Familiarizzare con la composizione del terreno è di importanza fondamentale perché la sorgente di vita di ogni pianta è il suo sistema radicale. La maggior parte dei problemi possono essere ricondotti alle condizioni del suolo e sapere se il terreno è principalmente sabbioso, limoso o argilloso può aiutarvi a selezionare le pianta più adatte a quel luogo. Inoltre, poiché la struttura del suolo influenza l’aerazione ed il drenaggio, determinate se il terreno è compattato o sassoso. Per concludere, controllate la percentuale di sostanza organica, così come il pH e la salinità. Una sonda tester del terreno è un attrezzo eccellente e economico che dovrebbe essere sempre utilizzato prima di un impianto, per valutare questi parametri.

Le considerazioni sul soprasuolo includono la determinazione della zona climatica di appartenenza, così come le barriere fisiche, l’esposizione al sole ed al vento, il microclima e la possibilità di atti vandalici. Per esempio, un acero giapponese, che soffre l’esposizione ai venti invernali di una parte della casa può prosperare sul lato opposto dove è protetto.

Dopo avere valutato il luogo, scegliete le piante che possono adattarsi a quelle circostanze specifiche. Forse la cosa più difficile è quella di selezionare le specie adatte per gli spazi assegnati. Piantare un tasso di 7 metri di fronte a una finestra non è indice di una attenta selezione. Nemmeno piantare una quercia rossa sotto ad una linea elettrica.

Allo stesso tempo, pensate perché state piantando una particolare specie. Benché la maggior parte delle piante vengono scelte per una combinazione di forma e funzione, molte sono scelte per il loro tasso di accrescimento, resistenza alle malattie e ai parassiti e richiesta di manutenzione. I sempreverdi possono essere usati come schermo naturale per la privacy. Le spine del crategus possono servire come barriera mentre un acero saccarino piantato sul lato del sud di una casa fa da schermo d’estate, mentre permette al sole di penetrare durante l’ inverno.

Allorquando una specie viene scelta prevalentemente per accrescere la bellezza del paesaggio o selezionata per gli scopi più pratici, il punto è scegliere alberi ed arbusti che si adattano al luogo.

Sovente, i paesaggisti si orientano verso le piante autoctone perché è certo che si adattano bene alle condizioni ambientali.

Tuttavia, una volta che l’uomo ha alterato l’ambiente per soddisfare i propri bisogni, le condizioni ambientali originarie in cui la specie si è evoluta possono non esistere più.

Quando viene il momento di selezionare il materiale vegetale, studiatelo con attenzione come il luogo a cui è destinato. Scegliete soltanto le piante sane con una colorazione normale del fogliame e senza segni di malattie, di insetti o danneggiamenti della corteccia . Ricordatevi di controllare le radici - in particolare delle piante allevate in contenitore. Rifiutare quelle con gli apparati radicali sviluppati a spirale. Inoltre esaminate le radici degli esemplari che sono stati recentemente spostati in contenitori più grandi. I contenitori più grandi sono più costosi, ma a volte potete ottenere lo stesso apparato radicale della misura più piccola. Accertatevi che abbiano avuto il tempo di "prendere il vaso", cioè sviluppare le radici in tutta la massa del terriccio.

Molte delle stesse precauzioni inoltre si applicano al materiale in zolla. In genere non dovete preoccuparvi per le radici sviluppante a spirale, ma che la zolla sia essere abbastanza grande, in proporzione alla mole dell’albero. Per esempio, un alberatura con il tronco di 5 cm di diametro, come un acero rosso, dovrebbe avere una zolla con un diametro minimo di 60 cm ed una altezza di non meno due terzi della larghezza (40 cm). Le specifiche per la qualità delle piante da vivaio sono compilate nel American Standard for Nursery Stock dell’associazione americana dei vivaisti.


PROCEDURE ADEGUATE D’IMPIANTO. Una volta che avete analizzato il luogo ed acquistato il materiale vegetale adatto, potete prepararvi per l’impianto. Tutte le piante - sia in zolla che in contenitore o a radice nuda - vanno seguite per ottenere la rigenerazione del sistema radicale. Il primo passo verso questo obiettivo è determinare la profondità e la larghezza adeguate della buca. Una piantagione troppo profondamente è la causa principale della morte al trapianto. Le piante dovrebbero essere messe al livello del suolo o anche un poco più in alto. Come regola generale, è meglio piantare un poco più in superficie che troppo in profondità - particolarmente nei terreni argillosi - perché l’apparato radicale in queste condizioni viene privato dell’ossigeno necessario. Se la buca è troppo profonda, aggiungete un po’ di terreno e comprimerlo in modo che la zolla si posizioni all’altezza giusta con il colletto della pianta fuori dal livello del suolo.

Diversamente dalla profondità, la larghezza della buca dovrebbe essere significativamente più grande della zolla - almeno tre volte più larga. Le radici si sviluppano lateralmente e la maggior parte dell’apparato radicale di alberi e arbusti è trovata tra i 15 ed i 30 cm del profilo del terreno. Il terreno smosso sarà più aerato e offrirà alle radici meno resistenza alla crescita fuori dalla zolla.

Bisogna fare una considerazione per quanto riguarda le buche di piantagione scavate meccanicamente. Sia che siano realizzate con una trivella o una pala meccanica, assicuratevi che le pareti della buca vengano smosse e lavorate. Gli scavatori meccanici hanno la tendenza a produrre delle pareti lisce e compattate, particolarmente nei terreni argillosi. Se queste pareti non vengono rotte e lavorate, le radici possono girare in circolo, come se fossero ancora in un contenitore.

Bisogna rimuovere la tela da imballaggio delle zolle? Normalmente, non c’è motivo di rimuoverla perché la maggior parte dei materiali tela da imballaggio è biodegradabile e le nuove radici possono svilupparsi facilmente attraverso di esso. Inoltre, rimuovere la tela spesso provoca la rottura della zolla che non è più adeguatamente contenuta, con conseguente grave danno per l’apparato radicale. Una volta in buca, tuttavia, tagliate le corde che fasciano la zolla, per impedire alle radici di girare in circolo e ripiegate i lembi superiori della tela di imballaggio in giù, sotto alla superficie del terreno. Se viene lasciata esposta all’aria, la tela fungerà da stoppino e tirerà l’ umidità dal terreno.

Se l’imballaggio usato per la zolla è sintetico o trattato, bisogna rimuoverlo, poiché questi materiali non si decompongono e le nuove radici avranno difficoltà a penetrarli per svilupparsi nel terreno circostante.

Se state trapiantando alberi o arbusti allevati in contenitore, ricordatevi di tagliare tutte le radici che girano in circolo nella parte esterna. Se non lo fate, continueranno a svilupparsi a spirale ed infine strozzeranno la pianta. Molti vivai professionisti utilizzano dei contenitori speciali, trattati con idrossido di rame, per evitare la spiralizzazione delle radici e molti impiantisti li preferiscono perché le piante hanno una miglior riuscita. Una cosa fondamentale per trapiantare le piante allevate in contenitore con successo è favorire il contatto delle radici con il terreno. Il principio di base dello sviluppo delle radici è che esse cresceranno la dove l’ambiente è più favorevole. I substrati dei contenitori sono generalmente delle miscele molto leggere e porose, le radici tendono a rimanere al loro interno e non a svilupparsi nel terreno circostante. Per contribuire ad attenuare questo problema, la zolla delle radici dovrebbe essere rotta fino ad esporre alcune radici all’esterno e disperdere parte del substrato nella buca d’impianto.

Molti dei potenziali problemi connessi con il materiale vegetale in zolla o allevato in contenitore possono essere evitati usando piante a radice nuda. A differenza del materiale in zolla, le piante a radice nuda mantengono una percentuale più grande del sistema radicale originario. Inoltre, non dovete prendere in considerazione le differenze strutturali fra il terreno ed il pane di substrato, come succede con le piante allevate in contenitore. Lo svantaggio principale è quello di dover preservare le radici nude dal disseccamento nel periodo compreso fra il prelievo e l’impianto. Quando piantate questo materiale, tuttavia, tenete presente che le radici dovrebbero essere disposte tutte intorno, in tutti i sensi, vicino alla superficie del terreno, in modo da svilupparsi naturalmente.

Che dire circa la correzione del terreno? Sembrerebbe logico aggiungere le correzioni necessarie per migliorare l’aerazione ed il drenaggio, ma bisogna fare attenzione. Piuttosto che ammendare le diverse buche, bisognerebbe farlo su tutta l’aiuola o sull’intera area di impianto. Limitandosi alle sole buche si produce una differente struttura del substrato rispetto al terreno circostante, in questo modo l’acqua non si diffonderà velocemente fra i due materiali con caratteristiche diverse. Non potendo diffondersi altrove, l’acqua riempirà la buca d’impianto come una vasca da bagno ogni volta che la pianta sarà innaffiata. Inoltre, lo stesso terreno essendo più soffice e leggero si asciuga più velocemente durante i periodi di siccità.

La soluzione ideale sarebbe ammendare l’intera area di piantagione , piuttosto che le diverse buche. Per esempio, in un’area di 24 metri quadrati con suolo argilloso, sarebbe necessario incorporare a tutto il terreno una buona dose di ammendante organico, tipo torba o compost, per fornire maggior aerazione e un ambiente più favorevole allo sviluppo delle radici. Qualcuno potrà dire che non è economico correggere l’intera zona d’impianto, e neppure scavare la buca tre volte la larghezza della zolla delle piante. Questo può essere vero, ma anche sostituire le piante seccate non è molto economico.

Gli alberi e gli arbusti dovrebbero essere potati al momento del trapianto? Molta gente fa il ragionamento che poiché sono state perse molte radici durante l’espianto, la parte superiore dovrebbe essere potata per riportare in equilibrio il rapporto chioma-radici. Ciò non è sempre vero. Anche se tutti i rami danneggiati, secchi o malati dovrebbero essere tolti, l’unico motivo per rimuovere dell’altro fogliame è di ridurre la traspirazione. Se una pianta ha troppo fogliame rispetto alle radici, può perdere più acqua di quella che può assorbire. Se la pianta viene innaffiata regolarmente durante il trapianto, tuttavia non è necessario potarla. Ricordatevi che l’auxina, l’importante ormone naturale che promuove lo sviluppo delle radici delle piante, viene prodotto negli apici vegetativi - gli stessi che molti impiantisti preferiscono eliminare. Inoltre, le foglie durante la fotosintesi producono i carboidrati, che forniscono l’energia per lo sviluppo delle radici.

Dovrebbero essere aggiunti dei fertilizzanti al momento dell’impianto? Questo dipende dai fertilizzanti. Le piante mantengono naturalmente un equilibrio funzionale, o rapporto radice-chioma, secondo le condizioni ambientali di crescita. Un cactus che cresce nell’arido deserto mette la maggior parte della sua energia nel produrre radici per assorbire acqua, mentre un albero della foresta tropicale favorisce lo sviluppo della vegetazione poiché l’acqua è abbondante. Allo stesso modo, un pianta non consumare la maggior parte della sua energia per sviluppare le radici se c’è azoto in abbondanza nel terreno. L’azoto promuove lo sviluppo della vegetazione. Com’è noto, per riportare la pianta al suo equilibrio funzionale è necessario lo sviluppo dell’apparato radicale piuttosto che quello della parte aerea.

La mia opinione è che l’azoto a pronto assorbimento non dovrebbe essere aggiunto all’impianto. Tuttavia, un fertilizzante a lenta cessione ed altri elementi, quali fosforo e potassio, può portare qualche beneficio.


CURE SUBITO DOPO L’IMPIANTO. Una volta che la pianta è stata messa nel terreno, vi sono altre operazioni da considerare. Certi alberi possono avere bisogno di essere tutorati. Gli architetti paesaggisti, i progettisti e gli impiantisti tendono a tutorare sempre tutto, per proteggere i loro investimenti. Se il tutore impedisce che l’albero cada a terra, non bisogna tornare per ripiantarlo. Inoltre, assicura protezione dai rasaerba e fornisce supporto al tronco, mantenendolo stabile fino a che le relative radici non sono penetrate nel terreno circostante. Se l’ albero non è ben ancorato, il movimento del tronco può spostare la zolla, rompendo le giovani radici. Purtroppo, molti alberi vengono tutorati impropriamente o senza necessità oppure i sostegni non vengono mai più rimossi.

Personalmente credo che soltanto i grandi alberi, le piante a radice-nuda e gli alberi piantati su terreni sabbiosi o in luoghi ventosi devono essere necessariamente tutorati. In primo luogo, perché sprecare tempo e materiale se non è necessario al supporto dell’albero? In secondo luogo, troppa gente non sa realizzarlo correttamente ed un tutoraggio eseguito male spesso provoca più danni che se fosse lasciato senza. Per esempio, se un tronco dell’albero viene legato troppo stretto non riuscirà a sviluppare un accrescimento diametrale del fusto paragonabile a quello che avrebbe raggiunto se fosse stato lasciato libero di flettersi al vento. Inoltre non sarà in grado di stare in piedi da solo una volta rimosso il palo. Se un albero deve essere tutorato, bisogna farlo correttamente.

Potrei scrivere un intero articolo sulle tecniche di tutoraggio adeguate, ma ci sono alcune regole generali che vanno sempre applicate in tutte le situazioni. In primo luogo, non importa quanti pali vengono utilizzati per ogni albero, ma al tronco deve essere permesso di flettersi al vento senza sfregare contro di loro. Una legatura ad otto fra il tronco ed ogni palo può fornire questa flessibilità ma anche il supporto necessario. In secondo luogo, il materiale utilizzato per la legatura dovrebbe essere elastico ed avere una superficie larga e regolare per minimizzare l’abrasione ed il danneggiamento del tronco. Inoltre, le legature non devono essere troppo strette da danneggiare la corteccia o strozzare il tronco in espansione. Anche se un albero è tutorato correttamente, il materiale dovrebbe essere rimosso o legato nuovamente, dopo una stagione vegetativa. Purtroppo ho visto molte volte alberi strangolati, sfigurati o uccisi dal tutore che non è mai stato tolto.

Un’altra preoccupazione che sorge immediatamente dopo la piantagione è la gestione della superficie del terreno sotto all’albero o all’arbusto. Le numerose opzioni includono le coperture contro le malerbe o altri materiali tessuti in combinazione con la pacciamatura, il tappeto erboso, le erbe tappezzanti e perfino il terreno nudo. Se volete usare una coperture contro le malerbe, deve essere fatta con un materiale che permette il passaggio dell’acqua e dell’aria attraverso di essa. Ciò esclude il normale film plastico. Il tappeto erboso, le tappezzanti od altro materiale vegetale, possono essere esteticamente soddisfacenti, ma competono con le radici della pianta per l’acqua e le sostanze nutritive. In generale, il tappeto erboso va in competizione con l’albero, quando questo è appena piantato. La storia cambia quando si colloca sotto un albero già affrancato. Anche se il terreno nudo sembra una buona opzione, questo è soggetto ad erosione e poi viene rapidamente invaso dalle erbacce.

La pacciamatura in sé presenta molti vantaggi. Esteticamente gradevole, riduce le erbacce, aiuta a mantenere l’umidità del terreno facendo diminuire l’evaporazione, riduce l’erosione, fa da volano per la temperatura del suolo e tiene lontano dal tronco tagliaerba e decespuglitori. La pacciamatura tuttavia non può essere scelta in alcune situazioni. In terreni scarsamente drenati la pacciamatura accentua i problemi di ristagno dell’umidità e riduce l’aerazione - in particolare se lo strato è più massiccio degli 8-10 cm suggeriti. In aggiunta, il terreno coperto impiega di più a scaldarsi in primavera.

Se optate per la copertura con la pacciamatura, ce ne sono molti tipi diversi da adottare. La scelta dovrebbe essere basata sull’estetica, colore e tessitura, la facilità di applicazione, la resistenza al fuoco, al vento e all’erosione, la tossicità per altre piante, la durata, l’alterazioni del pH del suolo ed il costo. Le valutazioni estetiche dipendono molto dal gusto del cliente. La ghiaia è resistente al fuoco e dura molto a lungo ma non apporta sostanza organica al terreno. Le cortecce di pino ed i trucioli di legno apportano sostanza organica ma devono essere aggiunti periodicamente. Generalmente pensiamo che la pacciamatura prevenga l’erosione, ma alcuni materiali, come le cortecce di pino, galleggiano via nella pioggia o volano via col vento. Altri materiali possono contenere dei prodotti chimici che inibiscono la crescita, come quelli ottenuti dall’eucalyptus o dal noce nero. Alcuni elevano il pH del suolo e non sono adatti per determinate piante. Le cortecce di certe latifoglie hanno questo effetto e quindi non sono adatte per le ericacee come i rododendri. La scelta migliore in questo caso sono le cortecce di pino perché abbassano il pH del terreno .

Una volta che le zone immediatamente sotto gli alberi e gli arbusti sono state sistemate, il trapianto è fatto - ma non avete ancora finito. Dovete continuare a controllare la salute delle piante. In generale, per ogni pollice (2,54 cm) di diametro del tronco, occorre un anno affinché un albero trapiantato riguadagni il relativo vigore originale. Tra le altre cose, controllate l’umidità del terreno, potenziali problemi di patologie e di insetti, danni al tronco e colpi di sole. A volte vengono avvolti intorno al tronco dell’albero degli involucri particolari per proteggerlo dai colpi di sole. Nella maggior parte dei casi sono contrario a questa pratica perché questi involucri sono l’alloggio protetto per gli insetti e gli agenti patogeni. Se vengono comunque usati, dovrebbero essere rimossi entro sei mesi, massimo un anno - quando l’albero si è acclimatato alla nuova posizione.

Una delle preoccupazioni più importanti poi è l’acqua. Molti problemi di attecchimento sono causati da troppa carenza o da troppa abbondanza di acqua. La velocità di infiltrazione dell’acqua nei suoli argillosi è così lenta, che gran parte dell’acqua scorre via prima di bagnare il terreno. Le piante nei terreni argillosi dovrebbero ricevere l’acqua molto lentamente e di rado, ma in alta quantità. Se il terreno è mantenuto troppo bagnato, si sviluppa una condizione anaerobica di mancanza di ossigeno. All’opposto, i terreni sabbiosi dovrebbero essere irrigati frequentemente poiché l’acqua drena rapidamente. Una semplice sonda di umidità del terreno può contribuire a determinare quando è necessario erogare l’acqua.

Sia che piantate alberi o arbusti in zolla, allevati in contenitore o a radice nuda, la chiave del successo sta nella rigenerazione delle radici. Il trapianto è una fase traumatica per tutte le piante, ma se viene eseguito correttamente, le radici torneranno a svilupparsi. Se sono seguite con cura, avrete un impianto sano e attraente, con pochi problemi per gli anni a venire.


Il Dott. Bradley Rowe, autore di questo articolo, è professore di orticoltura alla Michigan State University, East Lansing. Insegna nei corsi di propagazione delle piante, gestione del vivaio, paesaggistica e gestione del verde. Inoltre dirige un programma di ricerca sulla propagazione della pianta e le produzioni del vivaio.


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